Pazienza, rispetto, attenzione. Sono questi gli ingredienti fondamentali che fanno del Centro Sollievo Alzheimer un luogo sereno dove le persone affette da demenza senile, morbo di Alzheimer e di Parkinson possono trascorrere un piacevole pomeriggio in compagnia, svolgendo attività stimolanti studiate appositamente per loro.
A ideare e coordinare gli incontri è Cecilia, 22 anni, che da tre anni collabora con il Centro e da settembre lo gestirà interamente, aiutata negli ultimi mesi anche da Michela, un’operatrice socio sanitaria, e da due studentesse del Liceo Medi con il progetto Alternanza Scuola-Lavoro. Ogni momento in cui si articola il pomeriggio è pensato attentamente ed è mirato al raggiungimento di specifici obiettivi, nulla è lasciato al caso: la prima fase, per esempio, è finalizzata all’orientamento nel tempo; si dicono, e si scrivono su un cartellone bene in vista, il giorno, il mese e l’anno e si ricordano filastrocche e proverbi riguardanti la stagione o la data corrente. Anche i lavoretti svolti durante il momento dedicato all’attività manuale devono essere attinenti al periodo dell’anno in cui ci trova, per evitare di generare confusione negli utenti. “I lavori sono alla portata di tutti. I nostri ospiti vogliono creare cose anche laboriose, perché si sentono capaci, ma se non dovessero riuscire potrebbero demoralizzarsi” spiega Cecilia che, settimana dopo settimana, inventa, cerca, prova nuovi oggetti e recupera i materiali necessari alla loro realizzazione. Dopo la merenda, alla quale contribuiscono generosamente i familiari e le badanti degli anziani (e non), è il momento dei giochi: si inizia stando al tavolo, facendo esercizio con numeri e parole, giocando a tombola o a memory, poi seduti in semicerchio, utilizzando bocce e birilli. L’attività si conclude con le immancabili canzoni di una volta, che sono ancora impresse nella memoria di tutti. Cecilia è entrata in contatto con il Centro Sollievo Alzheimer (ex Caffè Alzheimer) quasi per caso durante il servizio civile con il progetto “Garibaldi”, dovendo sostituire la volontaria che vi lavorava in precedenza, e non se n’è più staccata, collaborandovi anche lo scorso anno a titolo gratuito e attualmente nell’ambito del progetto YEP.
È stata Elisa della cooperativa Azalea, allora responsabile del Centro, che l’ha invitata a partecipare ad uno specifico corso di formazione, avviandola alla conoscenza del settore e delle malattie trattate. Cecilia ha poi deciso di approfondire il tema iscrivendosi alla facoltà di Scienze della formazione nelle organizzazioni, mirata all’intervento sul piano psicologico e pedagogico sugli adulti, che le consentirà di trasformare questa passione in una vera professione. Oltre a ciò sta seguendo corsi che attestino le sue competenze in questo ambito, in quanto manca al Comune una figura certificata. “All’inizio non sapevo rapportarmi con i malati, non sapevo cosa dire o fare, temevo di invadere i loro spazi, poi nel tempo si è creato un rapporto di fiducia. Si ricordano il mio nome e già questa è una cosa molto positiva e tutt’altro che scontata.” Quello della memoria è ovviamente un aspetto fondamentale delle attività, durante le quali perciò la ripetizione assume grande importanza, in modo da fissare nella mente quante più cose possibili che altrimenti rischierebbero di essere perse per sempre. Non solo, giochi, esercizi e lo stare in compagnia sembrano avere effetti positivi anche su coloro che non hanno difficoltà certificate, come i mariti e le mogli che accompagnano i loro cari al Centro e si fermano per trascorrere insieme alcune ore. Stando con gli anziani si impara ad aspettare, ad essere pazienti verso questa categoria di persone, per le quali si prova un naturale senso di rispetto, dice Cecilia, alla quale questa esperienza ha dato molto a livello personale.
Cos’altro dire? Tanti complimenti per il grande lavoro che sta svolgendo!
Pietro Merzi